"lo sempre nel crocifisso"

All'età di dieci anni, un giorno Teresa sente dettarsi dalla Madonna questo mirabile programmino di vita perfetta in cinque punti:

"Dio solo per fine

Gesù per modello

Maria per guida

L'Angelo per aiuto

io sempre nel sacrificio".

Giustamente è stato scritto da un grande maestro di teologia: "non si potrebbe immaginare un programma di vita più completo, indiscutibilmente superiore all'intelligenza di una decenne" (P.G. Roschini).

Come in questo, anche in tantissime cose scritte nel suo Diario per volontà della Madonna e con l'aiuto della stessa Madonna nello scrivere, Teresa supera la sua età in maniera luminosissima. E' evidente la luce dall'alto e un acume soprannaturale profondo che portano certi suoi pensieri e parole al livello della pura mistica, così come le consentono già da ora, di parlare ogni tanto una lingua misteriosa, che un esperto di lingue semite un giorno definirà "lingua aramaica di Nazareth".

Ma intanto Teresa ha questo punto forte del suo programmino da incarnare non solo in alcuni periodi o circostanze della vita, ma senza intervalli di sosta: "sempre nel crocifisso".

La serie dei sacrifici continua realmente ininterrotta e dolorosissime.
Accenniamo, adesso ai sacrifici di natura fisica che martoriarono il suo corpo in misura tale da portarla sull'orlo della tomba più di una volta.

Dolori terribili alla testa, che sembravano farla impazzire, costrinsero il medico a farle fare i raggi alla testa, e ne risultò una acute sinusite frontale e al cranio.
Poco dopo, ai primi del 1954, arrivarono i disturbi al fegato, per nulla leggeri, se il medico sentenziò: “Hai un fegato da bue", e le diede una cura dolorosissima.

Arrivarono le febbri altissime, cosi alte che il medico non voleva crederci: fece cambiare quattro tennometri, ma era sempre la stessa altissima temperatura.
Sempre nello stesso anno 1954, alla fine di novembre, le vennero forti dolori addominali, insopportabili. Il medico intervenne e diagnostico: appendicite acuta, con necessità di ricovero d'urgenza.

Neppure un mese dopo, il 27 dicembre, Teresa awerte dolori acuti alle ginocchia
e alla schiena. Non può camminare. Dopo qualche giorno sviene davanti a tutti radunati attomo al camino. Viene il medico, non sa che cosa dire, ma insiste che la bambina sia ricoverata nell'Ospedale Civile di Caserta. Il medico stesso ricorre al sindaco, per far sostenere le spese di ricovero, e riesce ad ottenere il finanziamento dal Comune solo dietro minaccia di denunzia al sindaco.

A Caserta verrà ricoverata no una, ma tre volte in breve spazio di tempo.
E lì awerrà il grosso dei 117 tagli su quel povero corpo di fragile fanciulla, con aghi infilati nelle ginocchia per ricerche e analisi dolorosissime, con la diagnosi finale della "turbercolosi ossea" che costringe all'ingessatura e a cure dai risultati pressoché nulli. Due anni dopo nel 1957, Teresa ven’à di nuovo ricoverata a Caserta; e questa volte le cose andarono così male che il medico curante dovette comunicare alla mamma di Teresa: "Tua figlia avrà pochi mesi di vita".

A questo punto la mamma decise di portarsela a casa. Ma nel lasciare l'ospedale, Teresa salutò il medico curante e, indicandogli una statuetta della Madonna, gli disse: "lo non morirò. E ven’ò a farti visita".

In tutti questi dolorosi frangenti Teresa riuscì a portare avanti anche l'anno scolastico 1954-55, sempre molto brava, aiutata sia dalle compagne, che le portavano le lezioni e i compiti, quando ella sta a letto, sia dalla stessa maestra che viene a visitarla, le corregge i compiti, le spiega le lezioni più importanti e resta ammirata di questa piccola martire, facendone l'elogio davanti a tutte le compagne che, però, ne provano un po' di rispettosa invidia.