Verso il "Consummatum est"
Le stimmate non sono un elemento decorativo. “Esse devono avere un significato ben più profondo, più nascosto ed insieme una dimensione più ampia ed una proiezione più religiosa. In primo luogo, per il dolore che recano, le stimmate conducono ad una maggiore e più perfetta somiglianza con Cristo che soffre... D’altra parte, con le sue ferite, lo stimmatizzato si presenta di fronte agli altri membri del Corpo mistico come un esempio speciale che richiama la loro attenzione e ricorda loro il mistero della redenzione e li spinge ad una maggiore carità, ad un maggiore amore alla croce e al desiderio dell’espiazione dei propri peccati... Infine lo stimmatizzato si unisce all'opera redentrice di Cristo soffrendo per gli altri, contribuendo alla diffusione ed al consolidamento del regno di Cristo” (Dizionario enciclopedico di spiritualità, vol II - Ed, Studium 1975)
Noi siamo partiti con un giudizio assolutamente privato, appoggiato - abbiamo detto - alla fiducia che ci ispira il contesto di tutta la vita e la personalità di Teresa Musco: una vita d’una splendente purezza interiore che si rifletteva anche al di fuori, di una pazienza mirabilmente eroica, accesa da una sete sempre crescente di patimenti. E sappiamo che direttore spirituale e biografo, e con essi parecchi altri testimoni, non hanno accettato questi fenomeni senza il dovuto discernimento: il controllo diligente dei fatti, i frutti di bene diffuso attorno a sé dalla stimmatizzata, il responso della scienza medica, debitamente chiamata in causa.
Un medico di Caserta, che aveva sospettato la paziente di autolesionismo e la costrinse a portarsi in autoambulanza all’Ospedale Civile di quella città per un controllo dell’Istituto dermatologico, n’ebbe questa risposta chiara e netta: “Si tratta di stimmate” (p. 254). Grande soprattutto la fiducia che ci spira l’affermazione perentoria del prof. Lodovico Pontoni, quasi un alter ego del prof. Moscati. Fin dalla prima visita che fece a Teresa, disse a don Franco: “La mia prima impressione e decisamente favorevole”. Poi “la visitò anche in seguito, la esortò a non preoccuparsi, perché i suoi dolori non potevano avere una spiegazione naturale. L’esortò perciò a guardarsi bene dai medici. Se volete star bene, non date retta ai medici” (p. 227). E’ commovente il messaggio che si raccoglie da questa cara figura di crocifissa. Esso e particolarmente rivolto ai sacerdoti. Ci viene in mente la sfuriata, a cui assistemmo una quarantina di anni addietro, di un reverendo che se la prendeva contro anime - di religiosi e secolari - che si preoccupavano di pregare e di immolarsi per i sacerdoti, mosse, dobbiamo riconoscere oggi, da profetica ansietà per la “grande prova” attraverso la quale sarebbero passati questi “domestici di Dio”. Nelle comunicazioni di Teresa Musco con Gesù, e più ancora con la Madonna, affiora spesso questa tenera sollecitudine per i sacerdoti: “i miei figli prediletti”.
Raccogliamo alcuni tratti. Uscendo da una visione: “Raccomando ai sacerdoti di stare attenti al momento della consacrazione, perché Gesù è lì in persona, accanto a loro e prende in prestito le mani, le labbra, la lingua del sacerdote” (p. 65). “Se passera un’ora della giornata senza aver pregato per i sacerdoti, sappi, figlia, che è un giorno perduto” (p. 185). “I sacerdoti si trovano in pericolo: prega e offri per loro” (p. 188). “Dicono che io oscuro la gloria e l’onore di mio Figlio... Come il demonio si serve proprio di loro, raggirandoli come ha voluto” (p. 225). “Io sono pronta ad accoglierli tra le mie braccia!” (ivi). “Dì a tutti che ho bisogno di sacerdoti umili e coraggiosi... affinché per mezzo di essi io possa risplendere più luminosa nella Chiesa dopo la grande purificazione” (p. 226). “Figlia mia, se io ti mostrassi l’anima di un sacerdote, vedresti che in ognuno di essi vi è il mio diletto Figlio” (p. 238). Teresa era venuta a contatto col “Movimento sacerdotale mariano” e qui se ne hanno evidenti gli echi.
Erano passati otto anni dalla sua andata a Caserta. Lì Teresa esercitò un continuo e fecondo apostolato con l’esempio e la parola. Non parlava molto: le sue eran "sorrise parolette brevi" (Par. 3 1 95), ma quanto bene operavano nei visitatori! Andavano a lei persone d’ogni categoria. Si verificava attorno a lei la solita attrazione esercitata da simili anime, così durante la vita, così ora che è racchiusa nella tomba.
Il 2 aprile 1976 il suo Diario si chiude. Il vuoto degli ultimi mesi di vita viene fortunatamente ricolmato da appunti diligentissimi di don Franco Amico, che le fu quasi quotidianamente vicino dall’aprile 1971, anche per tacito consenso del vescovo di Caserta. Il 28 luglio si recò per l’ultima volta da suo fratello Luigi a Castel San Lorenzo (Salerno) per dirgli: “Questa e l’ultima volta che io vengo qui. Ormai la mia missione e finita. Quello che ti raccomando di più è questo: non dimenticarti di pregare continuamente per i sacerdoti”, ciò che Luigi, sull’esempio della sorella, aveva già preso a praticare (p. 257).
Quell’anno Teresa aveva passato una Settimana santa più dolorosa delle precedenti. Ai continui appuntamenti di Gesù che la chiamava a partecipare in modo impressionante - ne parla chi l’ha visto! - alla Passione si aggiunse l’aggravamento della salute e momenti di lotta accanita sostenuta col “nemico”. Ci fu allora tutto un traffico di ricoveri ospedalieri: al Civile di Caserta, a Mercato San Severino, infine alla Clinica dei Gerani, su Capodimonte a Napoli, per interventi dolorosissimi. Le suore infermiere comboniane, verso di lei affettuosissime, non dimenticheranno il passaggio di Teresa tra loro.
A un’inferma che le chiese: “Perché il Signore mi fa tanto soffrire?” Teresa rispose: “Non sapete che il Signore Gesù per dimostrarci il suo amore e morto per noi in croce? Non sapete che anche noi, con i nostri peccati, abbiamo gridato e voluto la morte di Gesù? Beati noi se sappiamo soffrire e offrire tutto al Signore. Niente va perduto. Il Signore non si tiene niente e saprà ben ricompensarci delle nostre sofferenze” (p. 262).
Furono le sue ultime parole: testamento, messaggio, sintesi della sua vita. Morì la sera del 19 agosto 1976, a 33 anni, come spesso aveva predetto.
Teresa Musco è passata tra noi come un miracolo: nella debolezza è brillata la forza, nell’ignoranza la sapienza, nell’odio l’amore, nell’egoismo la generosità, in un mondo che affoga nella melma del peccato lo splendore d’una purezza immacolata e della santità. Soprattutto ci ricorda che non c’è salvezza senza la Croce.
Teresa si è offerta, è vissuta, è morta quale vittima prescelta e generosissima, alla quale tutti dobbiamo sentirci debitori di qualcosa, perché anche lei, ad imitazione del divino Agonizzante del Golgota, a tanti figli d’Eva “nel suo dolor pensò” (Manzoni). La grandezza di questa umile caiatina, secondo lo stile di Dio, è brillata intera soltanto dopo la morte.
Tratto da “I Santi ci sono ancora” di P. Domenico Mondrone
Terzo volume, Ed. Pro Sanctitate Roma 1978, pp 234 - 255
I numeri delle pagine in parentesi si riferiscono al volume:
"Teresa Musco - Crocifissa col Crocifisso" di P. G. M. Roschini I Ed.
TERESA MUSCO
(1943-1976)teresamusco.it è il sito ufficiale su Teresa Musco |
PRESENTAZIONE
PROFILO BIOGRAFICO
Visse la Passione di Cristo con Maria
di P. Domenico Mondrone
(da «I Santi ci sono ancora»)
• Visse la Passione di Cristo con Maria
• Inizia i primi passi con Maria
• Tu un giorno sarai come me
• Colui che più feriva il suo cuore
• Anche in mezzo a una strada c’e Dio
• Verso il "Consummatum est"
MESSAGGIO
Messaggio alla Chiesa
di P. Antonio Gallo OMC
da "T. Musco
(studio biografico)"
cap IV pagg 51-60
VOCAZIONE
• Anima Sacerdotale
• La Fonte della Santificazione Sacerdotale